Contesto del rischio

Aspetti generali

Il contesto del rischio attiene alle attitudini e ai comportamenti individuali e di gruppo che influenzano il modo in cui il rischio si manifesta e come può essere gestito.

Il contesto si può considerare costituito da due componenti: l’attitudine al rischio e la propensione al rischio.

L’attitudine al rischio descrive la reazione naturale di un individuo o di un gruppo di fronte ad un’incertezza di qualsiasi tipo. Questo dipende dalla percezione che le persone hanno del rischio, la quale, a sua volta, è influenzata da un insieme di fattori sia a livello cosciente che a livello inconscio.

L’effetto dell’attitudine al rischio è più evidente durante la fase di pianificazione della risposta propria della procedura di gestione del rischio, nell’ambito della quale tale attitudine influenzerà il modo in cui le persone ritengono che dovrebbe essere affrontato un determinato rischio.

 

 

Le attitudini possono essere classificate in tre modi: avversione, neutralità e ricerca del rischio.

Come suggerisce il nome, le persone avverse al rischio non amano prendere rischi. In alcuni casi questo può essere un beneficio positivo. Quando si pianifica un lavoro che presenta rischi per la salute e la sicurezza o magari quando si lavora per prestare soccorso in zone di guerra, essere avversi al rischio è sicuramente un vantaggio. Questo non potrà eliminare il rischio inerente ma significa che il pianificatore adotterà un approccio molto cauto nella pianificazione delle risposte al rischio.

In alcune situazioni essere avversi al rischio è uno svantaggio. Se un progetto sta sviluppando prodotti per un’impresa tecnologica che opera in un mercato fortemente dinamico e competitivo, essere avversi al rischio probabilmente non aiuta. In questa situazione i pianificatori devono essere più orientati all’estremo opposto della ricerca del rischio.

L’attitudine al rischio può avere un impatto maggiore sul passo della valutazione, in modo particolare quando vengono utilizzate tecniche di rischio di tipo qualitativo. Qualcuno che è naturalmente avverso al rischio può stimare la probabilità e l’impatto di un evento di rischio come più elevata rispetto a chi è naturalmente propenso al rischio. Nei casi in cui i rischi più importanti devono essere valutati in maniera accurata, tecniche come la Delphi possono aiutare a riconciliare le differenti attitudini al rischio dei singoli individui coinvolti.

Come accade per molti ruoli, il compito che il singolo individuo si trova ad affrontare è quello di riconciliare la propria predisposizione naturale nei confronti dell’incertezza con le necessità del lavoro da svolgere. Forse essere neutrali rispetto al rischio è il miglior attributo personale in quanto consente più facilmente di spostarsi verso l’avversione o verso la ricerca a seconda i cosa richieda il contesto.

La propensione rappresenta la quantità di rischio che un individuo o un’organizzazione sono pronti a prendersi per raggiungere i propri obiettivi ed è più evidente nel passo di identificazione della procedura di cui ci stiamo occupando. Può risultare ovvio che l’impresa tecnologica sopra menzionata avrà un’elevata propensione al rischio al fine di raggiungere il proprio obiettivo di immettere velocemente nel mercato nuovi prodotti innovativi. Meno ovvio è che anche l’organizzazione umanitaria che porta aiuti in una zona di guerra deve avere un’elevata propensione al rischio. Altrimenti i suoi membri rimarrebbero a casa e non rischierebbero i colpi delle armi da fuoco.

Tutto quanto detto mette in luce la differenza tra attitudine al rischio e propensione al rischio. Entrambi devono rispecchiare il contesto predominante del lavoro.

Un project, programme o portfolio manager deve ben comprendere come la propensione al rischio dell’organizzazione sede si applica al lavoro da svolgere e quali siano le attitudini al rischio dei membri del team e degli stakeholder. Durante il processo di definizione le funzioni come lo sviluppo di soluzioni saranno pesantemente influenzate dalla propensione al rischio degli stakeholder. Alcuni modi di soddisfare i requisiti potrebbero essere realizzati velocemente o produrre ritorni elevati ma al tempo stesso implicare anche alti livelli di rischio. Questi potrebbero risultare accettabili per stakeholder molto propensi al rischio ma non per quelli avversi al rischio. Non tutti gli stakeholder sono uguali.

 

Progetti, programmi e portfolio

Una differenza molto ovvia tra piccoli progetti collocati ad un estremo della scala e portfolio posti sull’estremo opposto è il numero delle persone coinvolte. Mentre la varietà delle persone coinvolte in un portfolio tocca probabilmente tutti i punti dello spettro della attitudine al rischio, un progetto dipende molto dalle attitudini del proprio manager e dello sponsor.

Di conseguenza, all’estremo di minore complessità, il manager e lo sponsor devono essere molto attenti personalmente e controllare i propri impulsi per andare incontro alle necessità del progetto. All’estremo opposto di massima complessità, il team di gestione deve lavorare per gestire miriadi di attitudini differenti al fine di soddisfare le necessità del programma o del portfolio.

Nei casi in cui il lavoro coinvolge molteplici organizzazioni, il project, programme o portfolio manager dovrà bilanciare le necessità di differenti gruppi di stakeholder. Per esempio, nel caso in cui un progetto viene realizzato da un appaltatore per conto di un cliente, ci potrebbero essere differenti propensioni al rischio. L’appaltatore potrebbe essere avverso al rischio allo scopo di salvaguardare il profitto scaturente dal contratto, mentre il cliente potrebbe essere fortemente proteso al rischio se ci sono opportunità di aumentare il valore del prodotto del progetto.

Questo tipo di situazione può aggiungere una dimensione etica al contesto. Un manager di progetto può identificare un rischio che interessa il valore del prodotto del proprio cliente ma non il profitto dell’appaltatore.  Se i mezzi di risposta colpiscono in maniera negativa il profitto dell’appaltatore, il predetto manager potrebbe essere restio a metterlo in evidenza.

E’ da sperare che la crescente professionalità nella gestione dei progetti, programmi e portfolio stia a significare che il project manager si impegna ad agire nel migliore interesse del cliente e che questi si impegna a tenerne conto quando tratta con l’appaltatore. Lo stesso principio può essere applicato ai project manager che operano all’interno di un programma.

I team di programma e di portfolio devono assicurare che il livello di rischio accettabile per il lavoro nel suo complesso si rifletta nella gestione del rischio dei singoli progetti e programmi. Questo non significa che ogni progetto o programma dovrà avere la stessa propensione al rischio, ma che si deve procedere alla loro classificazione, prioritizzazione e bilanciamento tenendo presente il complessivo livello accettabile di rischio.

 

Grazie a E-quality Italia e a Project Management Europa per la traduzione

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